Continuano le mirabolanti avventure del treenne e della sua nuova biciclettina. “Bellina mamma” per carità, ma pedalare è dura. E pare se ne sia accorto già a tre anni. Troppo presto, per la mamma. Per lui, invece, troppo presto l’esercizio di concentrazione che gli viene richiesto per pedalare. Così la mamma, dopo l’ennesimo tentativo in garage – “allora sali e spingi sui pedali. In avanti. Solo in avanti. In avanti. Non indietro. Non in piedi” – abbandona. Anzi è lui ad abbandonarmi: “Facciamo un altro gioco?”. Ma scherzi? Stai solo ferendo a morte la tua ciclo-mamma, ma per te farò un altro gioco. Farò finta di non rimanerci male, farò finta di non dispiacermi di fronte alla tua leggerezza d’approccio. Farò finta di non incaponirmi per non farti odiare del tutto la bicicletta. Capiraiiiii . Poi, di pomeriggio, riprendi la bici. Cavoli, è quella di Spiderman, proprio quella che piace a te. Allora come la mettiamo? “Ci proviamo mamma?”, mi domanda. E io mi illumino. Più mia, lo ammetto, la voglia di portarti a pedalare fuori, accompagnarti al parco mentre tu vai veloce come il vento, ad aiutarti a rialzarti se cadi, a volerti al mio fianco e non più dietro. Perché a quel punto saremo più lontani ma anche più vicini: perché vorrà dire che sei cresciuto, che della tua autonomia ne hai già fatto qualcosa. Quindi, amore sbrigati, la mamma è qui che ti aspetta…

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