Già vi vedo. Di quelli che prendono la bici il sabato, e forse la domenica, è già si sentono dei Pantani sulle salite. Attrezzati da paura, con tanto di info live sul meteo, visto l’evento eccezionale che stanno affrontando. Si destreggiano nella pedalata con fatica nascosta. La pancetta c’è. L’allenamento, invece, nemmeno a parlarne. Vi buttate perlopiù su strade “da bici”. La città? Troppo traffico per voi. Avete bisogno di pedalare per un’ora e più di filato. Senza interruzioni. Senza troppo compagnia. Si tratta di una sfida con voi stessi e con il frigo di casa. Perché quando tornerete sapete già dove andrete a parare. Bruciare tanto per mangiare ancora di più. La bici, triste perché sola, tornerà a morire in garage, e voi nel vostra auto a mangiare un panino in pausa pranzo.

Poi ci sono i ciclisti della domenica che “guai ad incontrarli”. Hanno fatto un patto con il diavolo: più pedalo veloce più sarò figo. Non si fermano davanti a niente e nessuno. Sono divorati dal senso di prestazione fisica e mentale. Prima di prendere la bici hanno già fatto un’ora di palestra e due orette di corsa. Si sono docciati, depilati (in bici per forza) vestiti in tutina da mimo. Non aspettano altro tutta la settimana. E infatti basta incontrarli in orario fuori bici per capire quanto sono con le b… girate.

“Allora vada sempre dritto, poi a destra e alla seconda a sinistra. Ha capito? vuole un disegno?”. Sono i ciclisti io sono tutto. Tanto precisi nell’andare in bici, quanto nel dare informazioni stradali. Usano la bici spesso e quindi mai contraddirli nel loro campo. Specie se si tratta di vie, scorciatoie, nuove piste ciclabili, nuovi sensi unici. Sono una mappa stradale vivente e ne conoscono morte e miracoli. Vanno piano, sono prudenti perché sanno sempre dove può essere il pericolo (beati loro).

E infine ci sono io. Che con un bimbo in groppa ho dovuto abbandonare velocità, brivido e leggerezza. Ma per il resto la bici continua ancora a dare i suoi frutti. Capace ogni giorno di ricaricarmi le batterie, di mettermi un senso di libertà incredibile. Perché solo da quella sella tutto cambia prospettiva e ci si accorge di avere molto, molto più tempo.

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