Vorrei davvero scrivervi una guida di quelle serie, di quelle con un inizio e una fine precisi, che ti danno soddisfazione a rileggerle, ma di fatto, in questo lunghissimo week end in Valpolicella, ho collezionato tanti scatti nella testa, tante diapositive che mi porterò nel cuore mentre vago a gambe nude (sembra estate) e zaino in spalla, per questa terra che mi ha scosso dentro. Dalle sue terme ai suoi parchi, dai suoi vini ai suoi borghi incantati dove non mancano mai le rose rampicanti. Abbiamo sudato per arrivarci, riso per l’accento simpatico delle persone e ci siamo persi quando il navigatore dava di matto, ma in compenso abbiamo vissuto appieno questa terra verde, meravigliosamente verde. A partire dalla prima tappa, San Pietro in Cariano, da dove è  partito il nostro tour, l’hotel Valpolicella International. Albergo strategico per visitare la Valpolicella e spostarci alle terme Aquardens. Ottimo per muoversi in bici e farsi coccolare da qualche buon bicchiere di vino. Da qui, poi, abbiamo raggiunto un altro tassello fondamentale, l’agriturismo Ca Del Gal, località Fornello, a Valeggio sul Mincio. Sistemazione più che azzeccata per visitare il Parco Sigurtà, il Parco Termale del Garda e andare per paesini come quello di Borghetto. Intanto, per mio puro piacere, ecco qualche spunto per consigliarvi vivamente di farci un salto.

Per la serie, vintage si nasce e si muore, ecco una stradina di campagna a San Giorgio in Valpolicella, uno tra i borghi più belli d’Italia. Per caso, tra un parcheggio mal riuscito e delle indicazioni sbagliate, siamo arrivati in questa strada di ghiaia e pietra. Un posto autentico che, in un modo o nell’altro, riportano a un pezzetto della mia vita passata. San Giorgio brilla di semplicità fatta di pietra, di fiori sbocciati e di un panorama, dall’alto, del lago di Garda.
Arrivate fin lì non abbiate fretta: anzi,  abbiate cura, salutate i gatti cioccioni e coccoloni, fermatevi a chiacchierare con i suoi anziani, mettete cinquanta centesimi per accendere la luce della famosa Chiesa dei Templari e avrà ancora tutto più senso.
Le colline dei filari. Con la macchina abbiamo percorso km tra le colline, sfidando navigatori e controllori della velocità. E non c’è stato momento in cui abbiamo smesso di stupirci, di guardare infiniti filari di viti e sentire che un po’ di quel vino fosse anche nostro. In valigia Amarone e bianco di Custoza. Oh yesss
Borghetto. Altro borgo tra i più belli d’Italia. E lo è. Accidenti se lo è. Per me è stato come entrare nel paesino degli gnomi, dove vie, bar, porte e fiumi sono costruiti a misura. E dove, addirittura, ci sono i mulini ad acqua funzionati. Spettacolo unico! Peccato, per certi versi, turisticamente troppo sfruttato, ma una foto qui, guardando il Mincio che scende rumoroso, ha davvero un buon sapore.

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